In pensione prima, ma con il calcolo contributivo

Dicembre 2015

Corrado Fusai

In attesa dell’approvazione della legge di stabilità 2016, il punto sulla “Opzione Donna”

L’innalzamento dei requisiti pensionistici ad opera della riforma entrata in vigore nel 2012 ha “convinto” molte donne ad utilizzare la cosiddetta “opzione donna” per anticipare il proprio pensionamento, pur al prezzo di una consistente riduzione dell’importo.

Con le regole ordinarie, attualmente le donne possono conseguire la pensione anticipata con 41 anni e 6 mesi di contributi a prescindere dall’età anagrafica (nel prossimo triennio 2016-2018 il requisito aumenta: serviranno 41 anni e 10 mesi).

Per la pensione di vecchiaia, invece, in base alle regole ordinarie, le donne devono maturare 20 anni di contributi e compiere l’età pensionabile. Quest’ultima è oggi diversa a seconda del tipo di lavoro svolto: la donna che va in pensione come dipendente pubblica deve compiere 66 anni e 3 mesi (nel triennio 2016-2018 l’età da compiere è di 66 anni e 7 mesi); la donna che va in pensione come dipendente del settore privato deve compiere 63 anni e 9 mesi (nel biennio 2016-2017 l’età da compiere è di 65 anni e 7 mesi; dal 2018 è di 66 anni e 7 mesi); la donna che va in pensione come lavoratrice autonoma, coltivatrici dirette comprese, deve compiere 64 anni e 9 mesi (nel biennio 2016-2017 l’età da compiere è di 66 anni e 1 mesi; dal 2018 è di 66 anni e 7 mesi).

La riforma pensionistica del 2012 ha però lasciato la possibilità di conseguire la pensione con la cosiddetta “opzione donna”: a condizione che la pensione possa avere decorrenza entro il 31 dicembre 2015, le donne possono conseguire la pensione con 35 anni di contributi ed un’età pari a 57 anni e 3 mesi per le lavoratrici dipendenti, ed a 58 anni e 3 mesi per le lavoratrici autonome. Poiché per la decorrenza occorre che dal perfezionamento dei requisiti trascorrano 12 mesi per le lavoratrici dipendenti e 18 mesi per le lavoratrici autonome, concretamente questa possibilità, con le regole attuali, è disponibile solo per le dipendenti che hanno maturato i requisiti entro il mese di novembre 2014 e solo per le dipendenti che hanno maturato i requisiti entro il mese di maggio 2014.

In pensione prima, quindi, ma con un prezzo, a volte anche salato, da pagare: la pensione calcolata interamente con il sistema contributivo e, quindi, sensibilmente inferiore a quella che spetterebbe con il calcolo retributivo o misto. Una simile scelta, quindi, se possibile, richiede una attenta valutazione del rapporto tra costo e beneficio, e il Patronato Inac è in grado di determinare caso per caso l’importo della pensione, in modo da offrire a ciascuna gli strumenti per effettuare le proprie scelte in modo consapevole.

C’è molta attesa per la legge di stabilità per l’anno 2016, ora in discussione in Parlamento. Infatti, il Senato ha approvato la proposta del Governo di consentire il pensionamento con la “opzione donna” a tutte quelle che hanno maturato i requisiti richiesti entro il 31 dicembre 2015. Di conseguenza, dovrebbe essere possibile per le dipendenti conseguire la pensione a partire dal gennaio 2017 e per le autonome dall’ottobre 2017. Da più parti si auspica che la possibilità venga consentita anche alle donne che matureranno i requisiti richiesti dopo il 2015. La Camera deve ancora esprimersi.

Terremo aggiornati i nostri lettori.

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