Meno burocrazia e più aggregazione per cambiare marcia

Gennaio 2017

Antonio Dosi, presidente Cia Emilia Romagna

Nonostante l’agricoltura sia ancora un settore trainante per l’economia italiana, gli agricoltori non beneficiano del valore aggiunto che essi stessi producono. Solo con una minore burocrazia e una aggregazione più spinta è possibile cambiare marcia.

Alcuni segnali ci sono già stati, ma servono misure più efficaci per mettere gli imprenditori nelle condizioni di lavorare meglio e competere in Europa. Dal canto loro gli agricoltori devono diventare più imprenditori, fare squadra e aggregarsi. Per portare le nostre tante eccellenze agroalimentari sui mercati internazionali questa è l’unica strada da percorrere.

Se per il Parmigiano Reggiano e per il settore suinicolo c’è stata una inversione di tendenza dopo anni di profonda crisi, il 2016 è stato più difficile in altri settori: in particolare è stata un’annata critica per la cerealicoltura dove l’ottima qualità del frumento non ha avuto la giusta remunerazione, con prezzi molto al di sotto dei costi di produzione. È ora di cambiare! L’agricoltura ha bisogno di essere rimessa al centro delle politiche e degli interventi nazionali ed europei affinché si riappropri, rafforzandolo, del suo ruolo lungo la filiera del valore. Ci sono questioni aperte come la mancanza di aggregazione e pianificazione per la produzione e la commercializzazione, l’acuirsi della volatilità dei prezzi all’origine, la non copertura dei costi di produzione per diverse colture e la disparità del costo del lavoro fra aree geografiche italiane: da qui la domanda su come in Emilia Romagna si possa continuare a competere con questa situazione.

Poi ancora le criticità riguardanti la gestione delle calamità naturali, le problematiche fitosanitarie delle colture (dalle aflatossine per il mais, alla batteriosi che colpisce il kiwi, fino alla cimice asiatica che già molti danni ha procurato a diverse colture), senza dimenticare i danni da fauna.
C’è anche un appesantimento che deriva dal frazionamento delle competenze: con quattro Ministeri interlocutori del settore agricolo, ovvero Agricoltura, Salute, Esteri e quello dello Sviluppo Economico non si riesce ad alleggerire l’effetto macigno dell’entità degli oneri burocratici che gravano sulle imprese agricole, schiacciate dalla burocrazia, una Pubblica amministrazione farraginosa ed esosa e un’agricoltura caricata di un costo complessivo nazionale di 7 miliardi di euro annui.

È uno scenario, questo, che emerge da un’indagine svolta da Cia, mentre l’agricoltura che potrebbe rappresentare un assetto strategico per il Paese è un settore che però non esprime appieno le sue potenzialità, ma che con poche misure, ma ben mirate, potrebbe raddoppiare il proprio valore complessivo e garantire almeno 100mila nuovi posti di lavoro.

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