“Non è stata riconosciuta la qualità dei nostri frumenti”

Settembre 2017

La denuncia del presidente della Cia di Bologna, Marco Bergami, che segnala un appiattimento delle quotazioni e sollecita il ministro Martina a indicare la Borsa merci di Bologna quale sede naturale della Cun, la Commissione unica nazionale

“Con la situazione attuale è più facile azzeccare un ‘numero pieno’ al casinò che riuscire a fare reddito con i cereali. Nonostante la siccità non abbia intaccato il settore cerealicolo che ha, tutto sommato, garantito buone produzioni, non si è avuto il coraggio di diversificare le quotazioni del grano e si è preferito assicurare una timida quotazione riferita al 13,5% di proteine per tutti, giungendo ad un appiattimento e svilendo chi produce qualità”.

La denuncia viene da Marco Bergami, presidente di Cia – Agricoltori Italiani di Bologna, che spiega come la qualità di un grano con caratteristiche qualitative liquidabili con il 15,5% di proteine venga invece pagato ed equiparato ad una qualità inferiore, realizzando almeno due euro in meno, “mentre l’agricoltore che cede il prodotto all’industria molitoria con la stessa qualità di 15,5% spunta prezzi superiori anche di 3 euro rispetto ai tradizionali conferimenti”, segnala Bergami. I cerealicoltori oggi stanno predisponendo il piano culturale 2017- 2018 ed è difficile fare delle scelte economicamente valide.

“Chi ha terreni in proprietà con sacrificio riuscirà a seminare – osserva Bergami – ma quelle aziende che hanno terreni in affitto rischiano un bilancio negativo. Il ministro Martina ci aveva promesso la Cun, Commissione unica nazionale del grano duro la cui sede naturale è la Borsa merci di Bologna, la principale in Italia e punto di riferimento del settore a livello nazionale. Purtroppo – sottolinea ancora – ad oggi non sappiamo ancora niente e questa incertezza alimenta il malumore e la sfiducia nel settore. I cerealicoltori attendono che il ministro dell’Agricoltura mantenga le promesse per il settore, che è sotto ai limiti della sopravvivenza”. Un altro tema che affronta Bergami è la trasparenza delle etichette, “da cui deve emergere chiaramente la provenienza dei grani – conclude il presidente della Cia di Bologna – bisogna far crescere la consapevolezza che o ci salviamo tutti oppure il rischio è che il made in Italy affondi, mettendo anche in crisi l’industria molitoria”.

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