All’agricoltore va riconosciuto economicamente il ruolo di tutore dell’ambiente

Fini Cristiano

Cristiano Fini, presidente Cia Emilia Romagna

Inizio da questo numero di Agrimpresa un dialogo con i nostri associati/lettori, nella veste di presidente regionale. Cia dovrà restare un punto di riferimento verso l’esterno: dialogo e confronto con le istituzioni, associazioni agricole, settori economici, enti e consorzi, società civile. Anzi, dovrà esserlo sempre di più.
Negli ultimi dieci anni abbiamo assistito ad una sorta di ‘riscatto sociale’ dell’agricoltura e se fino alla prima decade del millennio il mestiere dell’agricoltore veniva fortemente svilito dal contesto sociale – perché ritenuto economicamente poco importante e di basso profilo – oggi invece, anche grazie agli innumerevoli sforzi della Confederazione, fare agricoltura significa produrre cibo di ottima qualità ed operare nel contesto ambientale ideale per tanti cittadini. Non solo, all’agricoltore viene riconosciuto un ruolo determinante di presidio del territorio e tutela contro il rischio di dissesto idrogeologico: la vera sfida dei prossimi anni consisterà nel mettere a valore economico tali meriti.

Tra i nostri interlocutori la priorità va attribuita ad Agrinsieme, che nel corso degli ultimi anni ha operato nel difficile contesto regionale, ed al quale dovremo attribuire maggiore operatività.

Poi vi è il dialogo con la Regione Emilia Romagna, oggi di particolare rilievo dopo che l’accentramento verso la Regione delle funzioni solitamente praticate dalle Province, ha rivoluzionato i meccanismi di governance e rappresentanza del settore primario. Risulterà perciò fondamentale il ruolo propositivo e di confronto esercitato dal livello regionale della Confederazione rispetto all’Ente di via Aldo Moro. Ci sono alcuni temi che mi preme porre in evidenza, a partire dal reddito, senza il quale le imprese agricole rischiano la chiusura.

La sostenibilità economica dovrà essere centrale rispetto tutte le politiche di settore: abbiamo settori che non hanno remunerazione, altri che subiscono oscillazioni di prezzo tali da non consentire in primis una programmazione e la solidità strutturale all’impresa. Cia dovrà contribuire nel dare sostegno ai percorsi aggregativi all’interno delle filiere e monitorare la redistribuzione del reddito all’interno delle stesse. Contemporaneamente dovrà intensificare la propria azione di vigilanza rispetto al rapporto tra produzione e mercato.
Insieme alle politiche di reddito, la semplificazione sarà la sfida principale dei prossimi anni. Abbiamo registrato un incremento esponenziale di adempimenti, talvolta inutili o addirittura dannosi per le nostre imprese socie: dovremo intervenire affinché la pubblica Amministrazione sia costruttiva e non ostativa rispetto ad una semplificazione che, ormai, è diventata una necessità improrogabile per le aziende. Dobbiamo costruire un rapporto di fiducia proficuo, basato su valori e interessi comuni.

Sul piano produttivo si dovrà continuare il percorso intrapreso verso il riconoscimento della qualità ‘made in Emilia Romagna’. Siamo la Regione con più Dop e Igp in Italia e in Europa, dobbiamo attribuire maggiore valore a questo primato per un maggior beneficio alle aziende agricole. L’export dei prodotti agroalimentari emiliano romagnoli è la vera forza che ci contraddistingue rispetto alle altre regioni, ciò non toglie che dobbiamo sentirci appagati da questo, al contrario dovremo aggredire quei mercati che consentono spazi e marginalità per le nostre eccellenze.
Riguardo all’innovazione, migliorare la qualità dei nostri prodotti oltre che il benessere animale e la sostenibilità ambientale delle pratiche agronomiche, dipenderà inevitabilmente dall’applicazione di tecniche innovative, capaci di fornire agli agricoltori strumenti idonei a farci produrre meglio ed a minori costi. Il polo emiliano della meccatronica, la sperimentazione sulla cisgenetica e le risorse messe a disposizione dal Prsr, potranno contribuire ad incrementare lo sviluppo e le conoscenze delle nostre imprese.

Il cammino intrapreso dalla nostra Regione Emilia Romagna per implementare l’autonomia regionale, per limitare il consumo di suolo e per consolidare l’incremento occupazionale, trova il nostro pieno appoggio. Il coordinamento del Tavolo regionale per l’Imprenditoria, affidato temporaneamente a Cia Emilia Romagna, è l’occasione per consolidare il ruolo propositivo della nostra associazione nel panorama regionale e va affrontato con grande senso di responsabilità.

Il tema delle politiche faunistico-venatorie merita un capitolo a sé stante: se da un lato appare scontata la collaborazione tra associazioni agricole e venatorie per limitare i danni nelle campagne, deve essere altrettanto scontato un progetto dell’Amministrazione regionale capace di mettere in campo strumenti idonei alla prevenzione dei danni da animali nocivi.

I cambiamenti climatici stanno mettendo a dura prova la resistenza delle piante sotto il profilo sanitario e di approvvigionamento idrico.
I Consorzi di bonifica emiliano romagnoli hanno, in larga parte, dimostrato nel corso degli anni buone capacità di gestione della risorsa idrica: abbiamo però la necessità di trattenere l’acqua durante i periodi piovosi in bacini idrici adeguatamente dimensionati alle esigenze del territorio ed evitare sprechi attraverso l’utilizzo di sistemi irrigui all’avanguardia.

Sul fronte fitosanitario, deve continuare il nostro sostegno al genoma editing per una lotta più sostenibile ai patogeni; contestualmente, necessitiamo di prodotti più efficaci per debellare insetti e virosi sempre più aggressive, e per questo dovrà arrivare un contributo sempre proficuo da parte dei Consorzi fitosanitari. Le calamità imputabili ai cambiamenti climatici sono poi in costante aumento. Gelate tardive, tornado e violente grandinate rischiano di compromettere i redditi delle aziende agricole, ed i metodi di lotta passiva come le assicurazioni diventano strumenti sempre più indispensabili per le nostre imprese.
Pertanto, dovremo attribuire maggiore importanza ai Consorzi di Difesa, affinché possano costruire insieme alle compagnie assicurative nuove polizze volte alla gestione del rischio e alla stabilizzazione del reddito, anche attraverso fondi mutualistici.

Infine il credito: le aziende necessitano di investimenti per ampliarsi ed ammodernarsi, e per fare ciò servono loro adeguati strumenti finanziari. Considerando lo stato attuale dei consorzi fidi regionali, enti che rimangono tuttora utili alle imprese, dovremo rivedere il loro dimensionamento, accorpandoli e dando origine ad un unico consorzio fidi regionale, capace di fornire strumenti efficaci di garanzia verso le banche.

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