Apicoltrice bio per passione e tradizione famigliare

Anna Ganapini

Gianni Verzelloni

Ritratto di una giovane donna dai molteplici impegni, presi molto sul serio

BOTTEGHE di ALBINEA (Reggio Emilia) – Quella che presentiamo in questo articolo/intervista è una giovane apicoltrice biologica reggiana che di api si occupa in modo professionale, ma insieme si occupa di tutto un mondo che all’ape ed al miele gira attorno, il che la porta a dire che “uscendo dall’ambito locale si ha uno sguardo più ampio”, che è una delle cose belle ed importanti che mi ha detto in questo colloquio. Ma cominciamo col conoscerla: si chiama Anna, è titolare dell’azienda La Maison des abeilles di Ganapini Anna, certificata biologica dal Ccpb, con sede a Botteghe di Albinea, sulle prime colline reggiane. Ma questo è solo il primo tassello di un quadro più ampio: fa parte della direzione provinciale della Cia reggiana, è socia dell’Associazione apicoltori di Reggio e Parma, è consigliera di amministrazione del Conapi, con delega ai rapporti con la Regione Emilia Romagna, è vice responsabile del Gie Miele della Cia nazionale, e scusate se è poco.

Stiamo parlando con una persona che ha partecipato alla discussione per la preparazione di un documento di settore per la riforma della Pac (se ne parlerà nel prossimo numero del giornale) e che sta partecipando ai tavoli regionali che stanno predisponendo la nuova legge sull’apicoltura, il che spiega bene cosa significhi lo sguardo più ampio detto prima.

L’azienda l’ha ereditata dalla famiglia: il primo a praticare apicoltura era stato il nonno materno Lionello Rossi, noto nel mondo cooperativo essendo stato tra i fondatori di Acm e di Conapi; un’attività hobbistica, che ha coinvolto in seguito il genero Carlo Ganapini, artigiano che dopo la pensione l’ha sviluppata come attività professionale.

Alla morte del nonno nel 2011 Anna – che ha il mitico “posto fisso” in una società di leasing – decide di cambiare vita, si licenzia e comincia ad affiancare il padre. “Avere il proprio maestro in casa è stata una fortuna” dice “come avere l’azienda già avviata”, anche se non mancano visioni diverse tra le due generazioni.
Quindi Anna impara l’arte, ma non la mette da parte, anzi la applica prendendo su di sé l’intero peso dell’azienda, nella quale ora la affianca il compagno di vita, Nicolae Litcan, conosciuto fin dal corso introduttivo all’apicoltura, che frequentarono insieme.

L’azienda si è modernizzata, seppur ancora collocata sotto casa, rinnovando le attrezzature di laboratorio ed ampliando il numero di alveari.
Infatti, ci spiega Anna “per vivere di apicoltura servono almeno 200 alveari, anche 250 negli ultimi anni in cui la produzione risulta in calo”, quindi la sua azienda adesso supera i 400 alveari, un bel peso, indubbiamente. Un peso che intende alleggerire, infatti il prossimo investimento che prevede di fare è per un camion attrezzato per la movimentazione meccanica degli alveari, per attenuare la fatica legata al “nomadismo”. Come azienda biologica infatti, evita accuratamente la pianura e le zone di agricoltura più impattante quanto ad uso della chimica, per cercare prati, pascoli e boschi, dai prati di casa nella pedecollina reggiana, più in alto in collina e fino al crinale appenninico, con sconfinamenti in Toscana.

Va in Lunigiana in periodi di fioriture di acacia e castagno, per produrre i relativi mieli, nella pedecollina ricava miele di tiglio e melata, nell’alto Appennino ancora castagno, millefiori, propoli e polline, che in quanto prodotti bio devono rispondere a precisi requisiti. La gran parte della sua produzione va a Conapi, la cooperativa con sede a Monterenzio, una piccola parte è destinata alla vendita diretta in azienda.

Della cooperativa, come della Cia, parla con entusiasmo “Ho trovato gli stessi valori di partecipazione e coinvolgimento” afferma, nella coop ci sono circa 260 soci, ma oltre 600 persone coinvolte, è in atto un forte ricambio generazionale con molti giovani e donne impegnati; di Cia apprezza anche la disponibilità del nazionale per acquisire competenze specifiche sul settore apistico, attraverso corsi in collaborazione con Unaapi.

È chiaro dalle sue parole che nel Gie Miele si è creata empatia fra i partecipanti e questo ha ‘prodotto’ risultati, come appunto il documento che citavamo all’inizio, ma anche questa collaborazione per preparare parte dei funzionari Cia a conoscere più a fondo questo specifico settore, per meglio rispondere alle esigenze delle aziende apistiche.
Un ultimo sguardo lo abbiamo dedicato alla Regione, dove appunto si sta discutendo la nuova legge sull’apicoltura che deve sostituire quella risalente al 1988, discussione che la vede impegnata. “Ha un’impostazione molto innovativa – dice – con norme specifiche a tutela non solo delle api ma di tutti gl’insetti pronubi, e del patrimonio genetico di Apis mellifera ligustica”.

È un lavoro in via di completamento (completato qualche giorno dopo il nostro colloquio), ed il suo apprezzamento va alla “molta attenzione della Regione Emilia Romagna verso l’apicoltura, che è una eccellenza nel panorama nazionale”.
“Attenzione in linea – conclude – con quanto fatto per l’agricoltura biologica”.

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