Discarica in zona agricola di pregio: tensione in Valmarecchia

Aprile 2015

Valter Bezzi

RIMINI – Da qualche settimana i cittadini e gli agricoltori dei sette Comuni dell’Alta Valmarecchia sono in fermento per la notizia dell’avvenuta presentazione del progetto “Impianto di trattamento e recupero di rifiuti inerti, di discarica di rifiuti inerti e di discarica di rifiuti speciali non pericolosi” in località Pian della Selva in Comune di San Leo.

In tale richiesta si prevede la realizzazione di un impianto di trattamento e recupero di rifiuti inerti della potenzialità di circa 120.000 tonnellate/anno, di una discarica di rifiuti inerti della potenzialità di 1.212.000 tonnellate e di una discarica per rifiuti speciali non pericolosi della potenzialità di 3.352.500 tonnellate, localizzati in un sito di ex miniera.
Fino a cinque anni fa il sito era già stato oggetto di delibera che ne prevedeva la riqualificazione, attraverso il deposito di rocce e terra da scavo, per poter realizzare il recupero morfologico e botanico vegetazionale ai fini del ricompattamento e della “restituzione” delle aree al “contesto circostante”, che è ovviamente agricolo. Tutto è cambiato nel 2012, quando un’azienda della Valmarecchia, avendo acquisito l’area in proprietà, ha presentato il progetto per la discarica di materiali inerti. In un primo momento la Provincia ha respinto la richiesta perché l’area era “tutelata” da un vincolo dovuto alla presenza di due frane, vincolo che è stato tolto dall’Autorità di bacino pochi mesi dopo – una volta aggiornato il piano dei rischi idrogeologici – spianando la strada all’iter burocratico attuale.

Oggi l’intera popolazione, attraverso il comitato contro la discarica che ovviamente è nato, è contrario a tale progetto perché non congruente con gli strumenti di pianificazione e tutela, ma anche totalmente contraddittorio con quanto è stato messo in campo da soggetti pubblici e privati per promuovere la bellezza dell’entroterra riminese e per costruire un legame sempre più organico tra la costa e la Valmarecchia con il suo paesaggio fatto di colline, rocche, castelli, borghi, musei. Non si tratta di una sterile o ideologica tutela, ma di proseguire un cammino di crescita economica e di creazione di ricchezza, salvaguardando il bene primario dell’ambiente e del suo territorio e facendone una risorsa per la popolazione.
Da questo punto di vista la Cia della provincia di Rimini ricorda il ruolo delle rappresentanze agricole nella formulazione degli strumenti urbanistici provinciali a tutela del reddito delle imprese del settore primario che desideravano strutturarsi meglio nella trasformazione e vendita delle proprie produzioni, rispetto ai vincoli eccessivi che in quella fase si volevano imporre in nome della tutela paesaggistica. Sorge spontanea una domanda: come si concilia un progetto del genere al centro dei cosiddetti “balconi di Piero della Francesca”?

Come organizzazione di rappresentanza del mondo agricolo ribadiamo la nostra disponibilità nel portare avanti gli obiettivi di valorizzazione e tutela del territorio della Valmarecchia in un processo che vede l’agricoltura come settore economico strategico che meglio si concilia con il miglioramento dell’offerta turistica del territorio riminese; in tale quadro il progetto di Pian della Selva di San Leo risulta del tutto inaccettabile. Non faremo mancare, quindi, ai cittadini ed agli agricoltori il supporto e l’aiuto per acquisire ogni elemento di conoscenza e far valere gli interessi comuni della cittadinanza più direttamente interessata.
Prendiamo atto con piacere della contrarietà espressa dal sindaco del Comune di Rimini, nonché presidente della Provincia, Andrea Gnassi e delle osservazioni fatte dalla sua amministrazione, ma viene spontaneo porsi alcune domande rispetto ad altre amministrazioni locali direttamente interessate. In quale comune d’Italia un privato acquista un’area di tali proporzioni senza avere un parere preventivo, in loco, circa l’utilizzo o la destinazione della stessa? Come può il sindaco del comune interessato, nonché assessore con delega alle attività produttive dell’Unione dei comuni dell’Alta Valmarecchia, non conoscere il progetto presentato proprio allo sportello dell’Unione medesima?
Non vi è almeno un difetto di comunicazione se non di trasparenza, quando la cittadinanza si rivolge alle rappresentanze diverse dalle municipalità (San Leo) e dalle loro articolazioni (Unione) per avere gli elementi di conoscenza e valutazione?

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