Il bel paesaggio aggiunge valore ai terreni agricoli. E alle produzioni

Ottobre 2015

Maria Luisa Boriani, Accademia nazionale agricoltura

Lo studio promosso da Cia Emilia Romagna e da Accademia nazionale di agricoltura sul valore del paesaggio agrario è stato presentato a Expo 2015.

La ricerca si propone come un osservatorio di verifica della realtà odierna relativa al tema “Paesaggio e agricoltura” e come contributo per una sempre maggiore osmosi tra queste due componenti fondamentali del settore economico territoriale nella consapevolezza, abbastanza recente, che l’agricoltura non si contrappone al paesaggio, ma “Agricoltura è paesaggio”. È il primo step di una ricerca complessa e interdisciplinare per la quale è necessario coinvolgere più attori pubblici e privati e per la quale si devono cercare le opportunità fornite dall’Unione europea (Piano di sviluppo rurale, Horizon 2020).
La prima fase di analisi è legata ai terreni agricoli della Regione Emilia Romagna ma, obiettivo a medio termine, è il confronto con realtà e ricerche europee ed extraeuropee.

Paesaggio

Tutti parlano di paesaggio: dalla pubblicistica, agli intellettuali, ai cittadini. A una visione superficiale, sul paesaggio tutti possono esprimere un parere o fare una proposta; il paesaggio come il verde è considerato un ambito facile, che nell’accezione comune non ha bisogno di grandi professionalità, perché è molto parlato e descritto per immagini. L’approccio al tema è molto vario e non sempre corretto: dalla difesa ad oltranza a prescindere da altre valutazioni, allo scempio così diffuso nel nostro Paese e che provoca danni incalcolabili al territorio e alla sicurezza dei cittadini. Era necessario trovare una definizione accettabile e condivisibile al di là delle molteplici possibilità interpretative, dei localismi e delle formazioni culturali. L’Unione europea con la Convenzione europea del paesaggio sottoscritta a Firenze nel 2000 e ratificata dall’Italia nel 2006, ha dato una definizione condivisibile. Una determinata parte di territorio, così come percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani  e delle loro interrelazioni: No people no landscape – non c’è paesaggio senza popolazione. È evidente da questa definizione l’elevato contenuto sociale del paesaggio. Essendo legato alle dinamiche della popolazione, il paesaggio contiene in sé il concetto di cambiamento. Il paesaggio è una percezione soggettiva. Il bel paesaggio per alcuni è esclusivamente il paesaggio storico. In questo articolo si cercherà di trovare parametri attuali per la definizione di “bel paesaggio”.

Agricoltura

“L’agricoltura” non è soltanto un terreno da coltivare (fattore naturale), ma luogo in cui l’impronta umana, imprenditoriale e di destinazione d’uso (fattore umano) costituiscono un complesso che chiamiamo paesaggio. Quindi “Agricoltura è paesaggio”.
I cambiamenti socioeconomici e gestionali dell’agricoltura cambiano il paesaggio. Il valore aggiunto dal bel paesaggio all’agricoltura non è soltanto economico, ma di valori culturali e umani. In Italia, il sistema dei vincoli definito dal Codice dei Beni culturali e del paesaggio, incute agli agricoltori timori di subire limitazioni al diritto di proprietà e vincoli alle trasformazioni. L’agricoltore  è per lo più legato a un ovvio e necessario interesse economico, ma immediato. Un coinvolgimento in più ampie prospettive a medio-lungo termine, tuttavia, può portare benefici anche economici legati al paesaggio.

La multifunzionalità

Rimane la base di un’attività agricola moderna nella quale la produzione si accompagni a iniziative di terzario che, oltre a costituire un incremento al reddito, aprano il settore agricolo a settori economici e culturali più ampi. Ad esempio, nel caso dell’agriturismo, attività agricola nella quale il paesaggio assume una valenza prioritaria, la produzione di prodotti alimentari di qualità si accompagna alla ristorazione, all’ospitalità, al turismo, alla didattica. La ricerca ha seguito le fasi metodologiche di seguito descritte: analisi dell’esistente come tipologie di paesaggi e forme di agricoltura; considerazione dei fattori che influiscono sul valore dei terreni agricoli. Il valore è condizionato da tanti fattori: piani regolatori, vincoli paesaggistici, vicinanza delle infrastrutture, tipo di destinazione dei terreni, imposizione fiscale. In alcuni momenti storici il terreno agricolo diventa bene rifugio come l’oro o il petrolio. La produttività dei terreni non è spesso il fattore principale che determina il valore;
– obiettivo di realizzare i presupposti perchè il bel paesaggio aggiunga valore ai terreni agricoli, nel quadro dell’azienda multifunzionale nella quale i servizi, il turismo e la frequentazione consapevole del territorio si aggiungono alla produzione agricola in senso stretto.

Da questo punto di vista il ruolo dell’Accademia di agricoltura e delle Associazioni agricole che godono della fiducia del mondo agricolo, è fondamentale nella crescita degli agricoltori che devono diventare sempre più imprenditori consapevoli del loro ruolo importantissimo nella fornitura di servizi ecosistemici per la collettività: nel nutrire l’uomo con cibo sano, nel salvaguardare il paesaggio, nel difendere l’ambiente, nel dare un’identità alle loro produzioni legandole al territorio in cui vengono prodotte.
Con questa consapevolezza si può avere una crescita dello status sociale, legato, alla crescita culturale delle nuove generazioni di imprenditori agricoli. I servizi ecosistemici sopra citati forniti dall’agricoltura non sono facilmente stimabili come i servizi economici, ma la loro perdita produce danni incalcolabili all’ambiente a all’economia, come dimostra la crisi economica, demografica e ambientale del territorio montano e non solo, soggetto sempre più all’abbandono e al degrado. Economia ed Ecologia hanno la stessa radice oikos casa (ma anche ambiente per l’uomo), ma la società moderna ha interpretato economia ed ecologia come contrapposte l’una all’altra, come se l’ecologia costituisse un freno per lo sviluppo economico. Lentamente la mentalità sta cambiando, ma troppo lentamente.

I territori agrari storici tra tutela e trasformazione: composizione dei conflitti

Nel Codice dei Beni culturali e del paesaggio (D. Lgs n. 42/2004 e successive modificazioni) non c’è tutela del territorio rurale in quanto tale, ma soltanto come bene paesaggistico; la visione è quindi soltanto estetica o, al massimo, estetico-ecologica (piantate, maceri), ma non considera il territorio rurale come lo strumento di lavoro degli agricoltori. Da questa visione si generano i conflitti tra conservazione del paesaggio storico e cambiamento, in relazione ai mutamenti socioeconomici delle imprese agricole. L’obiettivo di chi vede il territorio rurale come uno strumento di lavoro, gli agricoltori, gli agronomi, è quello di effettuare una tutela attiva, che cioè preservi il paesaggio, ma lo leghi alla produzione senza mummificarlo.
La meccanizzazione delle aziende agricole, per esempio, che ha costretto, soprattutto nella pianura emiliano-romagnola, a eliminare i filari di alberi e di vite tipici dell’appoderamento per ampliare le superfici e togliere gli ostacoli al passaggio delle macchine, ha creato e crea scuole di pensiero contrastanti tra conservazione del paesaggio e adeguamento a nuove forme di agricoltura industriale. Nella pianura non più appoderata, ma fortemente estensiva, e meccanizzata il concetto di bel paesaggio deve cambiare: valorizzare il contesto circostante – vie d’acqua, boschi, alberature perimetrali – e sopratutto ordine e cura anche estetica nel distribuire le colture. Non c’è un unico “bel paesaggio”. Il bel paesaggio è un paesaggio ordinato, pianificato in relazione alla destinazione agricola, al contesto territoriale e alla vocazione. Per questo anche le aziende agricole devono prevedere progetti di sistemazione del proprio terreno che segua criteri funzionali, ma anche estetici.

Le aree rurali in Emilia Romagna

I paesaggi agrari emiliano romagnoli che rivestono una sostanziale identità sono molteplici.
Sono state identificate alcune tipologie di paesaggio secondo ambiti socio altimetrici nei quali si pratica o si può praticare l’agricoltura.
Pianura: paesaggio appoderato e centuriato – paesaggio della bonifica e della risaia – paesaggio estensivo altamente meccanizzabile – frutteti specializzati.
Collina: vigneti specializzati – frutteti – oliveti – insediamenti edilizi storici potenzialmente vocati all’agriturismo
Montagna: bosco misto – castagneti – praterie – insediamenti edilizi storici potenzialmente vocati all’agriturismo
Ambiti periurbani: agricoltura urbana e periurbana – orti sociali – orti condivisi

Considerazioni su quanto emerge da questa prima fase della ricerca

Più che il solo terreno e/o il solo paesaggio, l’indagine sui valori di mercato deve prevedere la potenzialità dell’azienda ad aprirsi a diversi settori (multifunzionalità).
È l’azione dell’uomo che determina il valore del paesaggio, cosi come i terreni agricoli non sono oggetti ma strumenti dell’attività umana.

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